Cacciatore bracconiere cacciava specie vietate. Denunciato

Le guardie zoofile dell’Enpa hanno pizzicato a Bolzano Vicentino un altro cacciatore col vizio del bracconaggio. E’ successo la scorsa settimana: durante un normale controllo agli animali d’affezione di proprietà di un cacciatore ottantenne gli agenti zoofili dell’Enpa si sono imbattuti in una rudimentale trappola per la cattura illegale di merli. L’attrezzatura era costituita da una sorta di gabbione rovesciato, denominato in dialetto veneto “la caponara”, sollevata da un lato da terra tramite un bastoncino al quale era legata un lunga cordicella che arrivava al garage del cacciatore, mentre sotto la “caponara” si trovava una gabbia per uccelli da richiamo con all’interno un merlo femmina. Nel periodo degli amori, infatti, i maschi di uccelli sono naturalmente attirati dalla femmina e diventa quindi un gioco da ragazzi per il bracconiere, appena il merlo si avvicina alla femmina finendo all’interno della trappola, catturarlo tirando la cordicella.

Dietro un ricovero attrezzi le guardie hanno poi rilevato fatti ancora più gravi: due gabbie trappola di nuova generazione, con tanto di pesi, contrappesi e girelli, con all’interno – usati come richiami – due uccellini di specie particolarmente protette: un pettirosso ed un lucerino, entrambi senza anello identificativo. Gli agenti zoofili hanno chiesto quindi l’intervento dei carabinieri forestali che sono arrivati sul posto e hanno provveduto al sequestro delle tre gabbie trappola, dei due uccelli di specie protetta utilizzati come richiami e di quattro uccelli tra merli e quaglie non inanellati.

Da quanto è trapelato uno dei bracconieri avrebbe spiegato che la mancanza degli anelli di riconoscimento sulle zampette degli uccelli era dovuta al fatto che non avrebbero avuto il tempo di inanellarli. “Per legge, solo un allevatore autorizzato può mettere l’anello di riconoscimento inamovibile alla zampetta del pullus nato in cattività – spiega il portavoce delle guardie zoofile Renzo Rizzi – ma va fatto  entro i primi dieci giorni di vita, alla presenza di un addetto della Provincia e o comunque sotto il controllo della stessa, non è certo ammesso metterlo ad un esemplare adulto catturato illecitamente!”. Ora il cacciatore è stato denunciato penalmente per detenzione di uccelli protetti non inanellati, per l’utilizzo di gabbie trappola, denunciato ancora penalmente  per detenzioni di animali  in condizioni incompatibili con la propria natura  e sanzionato per i richiami non inanellati, sarà la Questura che deciderà per quanto tempo tenergli bloccato la licenza di caccia.

“Il bracconaggio legato alla cattura di uccelli selvatici – aggiunge Rizzi – ha raggiunto in Veneto livelli record, con un mercato in continua crescita, non solo uccelli da richiamo per la caccia ma anche specie protette di ogni tipo si trovano in vendita dai grossisti specializzati, quindi non solo allodole, tordi, cesene o altre specie cacciabili ma anche frosoni, pispole, prispoloni, pettirossi, cinciallegre, cince more cardellini, passere scopaiole… Insomma, pur in molti casi non essendoci allevamenti, il mercato pullula di uccelli protetti. Come hanno dimostrato le recenti indagini dei carabinieri forestali in provincia di Vicenza e Treviso, la maggior parte degli anelli che ‘indossano’ i malcapitati uccelli sono platealmente falsi, è un mercato che muove svariati milioni di euro nella nostra regione, tanto che anche le organizzazioni mafiose ci hanno messo il naso”.

“Si stima ad esempio – conclude Rizzi – che nella sola provincia di Vicenza per saziare l’appetito dei cacciatori servano intorno ai quarantamila uccelli all’anno, con un valore medio cadauno di 80/100 euro, mentre non è possibile stimare il mercato dei collezionisti ornitologi, che comprano specialmente  uccelli di specie particolarmente protetta; mentre è certo che di questi uccelli solo il dieci per cento arriva da allevamenti autorizzati, tutti gli altri sono animali prelevati illegalmente in natura. La responsabilità di questa deriva va ricercata nella mancanza totale di attenzione da parte delle istituzioni Regionali, che sono deputate a legiferare in maniera restrittiva per salvaguardare la fauna selvatica”.