“Sua maestà il libro”: Cantele racconta la bellezza di essere editore

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C’è niente di più bello del profumo quasi romantico e avvolgente delle pagine di un buon libro? A raccontarlo ai microfoni di una nuova puntata di We Love Italia, Beppe Cantele, l’ideatore della Ronzani, una delle case editrici più apprezzate del vicentino e non solo nonostante sia stata fondata solo nel 2015 con una prima pubblicazione, nel febbraio 2016, del “Sillabario veneti” di Goffredo Parise.

Avvocato ma soprattutto amante e difensore della cultura: gli autori pubblicati dalla casa editrice con sede a Povolaro di Dueville, sono come parte di una grande famiglia tanto quanto tutti i collaboratori, oltre una settantina assieme ad uno staff fisso di 8 persone. Non solo vendita e business, ma soprattutto divulgazione: si organizzano incontri, si scoprono talenti, si valorizza il territorio come nel caso del festival della poesia a Salgareda dove Ronzani è presente come unica casa editrice veneta: preziosi anche i contatti col mondo universitario nazionale ed internazionale. Una vera e propria chicca nel panorama editoriale, dove l’obiettivo dichiarato è la riscoperta della bellezza dei libri “fatti con la cura di una volta” e destinati a durare nel tempo.

E a proposito di immortalità delle pagine rilegate, nella classifica dei libri italiani più letti anche all’estero, scopriamo con un certo stupore come ancora resista “Il nome della rosa” di Umberto Eco ma anche “Pinocchio” di Collodi peraltro ristampato anche da Ronzani nel solco della tradizione, ma anche “Và dove ti porta il cuore” senza tralasciare un pilastro della letteratura nazionale con la “Divina Commedia” di Dante Alighieri.

“L’editore è sempre un interprete del proprio tempo – spiega ancora Cantele che con la sua casa raccoglie un catalogo di oltre 300 titoli – che deve saper tenere sempre un orecchio teso ed accettare che più che il modo di fare gli editori, è cambiato il modo di fare libri. Ora, grazie alla tecnologia, ci si può anche auto pubblicare: tutto più che legittimo in una società libera ed in continua evoluzione. Ma ciò, ne sono certo, non toglie l’importanza ne’ sminuisce il valore del nostro ruolo di essere un filtro di qualità su ciò che viene prodotto”.

E a sfatare il mito di quanto poco conti quale sia lo strumento con cui leggere ci ha voluto pensare proprio chi, quantomeno per ruolo, ci si aspetterebbe ergersi a paladino della carta a tutti i costi: “I giovani sappiamo che si appoggiano ai vari device – spiega Canele con rinnovato entusiasmo e capacità di leggere i tempi – ma non ci vedo nulla di male. E’ molto più probabile che siano loro, prima o poi, a comprare un libro di carta piuttosto chi proprio non legge mai. Poi certo, se mi chiedete, il mio gusto non posso che dirvi carta, tutta la vita. Come diceva Umberto Eco, “Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici: una volta che li hai inventati, non puoi fare di meglio”. E non puoi più stare senza.