L’autopsia inchioda un cacciatore. E’ lui il giustiziere del suo cane Athos

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Il cane Athos, ritrovato sepolto sotto un ammasso di pietre a Caltrano in località Grengaro, potrà avere giustizia. Perché ora è stato accertato, dopo l’esame autoptico, che il bracco italiano di circa 6 anni è stato ucciso deliberatamente con due colpi di fucile che sarebbero stati sparati dal proprietario, per sua stessa ammissione dopo essere stato messo alle strette dalle prove a suo carico, un cacciatore proprio di Caltrano. Le indagini portate avanti dalle guardie zoofile di Vicenza, che si sono recate sul luogo della macabra e improvvisata tomba dell’esemplare adulto, hanno consentito di ricostruire la dinamica degli eventi e identificare, attraverso il microchip, il padrone – e allo stato attuale possibile killer – di Athos (il nome dato a al cane dalla guardie stesse). Intanto è partita la denuncia.

La vicenda del povero animale, ritrovato ai primi di marzo da una fotografa naturalista che passeggiava lungo il corso dell’Astico, ha destato scalpore nei giorni successivi in tutto l’Alto Vicentino, oltrepassando i confini del territorio di Caltrano, vista l’efferatezza – una vera e propria esecuzione – delle modalità di uccisione. Alla segnalazione immediata, indirizzata alla sezione locale dell’Ente Nazionale Protezione Animali, ha fatto seguito l’intervento delle guardie eco-zoofile beriche. Due gli agenti incaricati di rimuovere il corpo e trasportarlo all’Istituto Zooprofilattico di Vicenza, dove è stata effettuata l’autopsia.

Il referto descrive la causa di morte in due colpi di arma da fuoco esplosi da distanza ravvicinata (circa 50 centimetri), illustrando altri dettagli rivelatisi fondamentali nelle indagini in corso. I due proiettili, conficcati nel cranio della povera bestia, di fatto certificavano la provenienza e il calibro dell’arma utilizzata. Unitamente alla lettura del microchip, questi indizi hanno portato le stesse guardie a far visita al proprietario – e principale sospettato – che, dopo le iniziali riluttanze, ha ammesso la propria responsabilità. Si tratta di A.R., che in casa deteneva regolarmente circa 20 armi tra fucili e pistole, cacciatore di selezione che dovrà ora difendersi da molteplici capi d’imputazione dopo la denuncia inoltrata alla Procura della Repubblica di Vicenza.

Il reato più grave contestatogli, l’uccisione di animale, prevede da solo una condanna fino a 24 mesi di reclusione. L’art. 544 bis del codice penale recita testualmente: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. Toccherà ai giudici del foro vicentino affrontare la vicenda e determinare la responsabilità e l’eventuale ammontare della pena da infliggere al cacciatore “animalicida”.