Verso il 4 marzo: gli aspiranti onorevoli si “sfidano” davanti ad artigiani e agricoltori

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Il confronto a Confartigianato

Legge elettorale “Rosatellum”, Jobs Act, burocrazia e digitalizzazione, Valdastico Nord, immigrazione. In una tornata elettorale quanto mai complessa, quella verso le Politiche del prossimo 4 marzo, su questi temi nei giorni scorsi Confartigianato Vicenza ha chiamato a raccolta, e al confronto, i candidati di alcune delle principali coalizioni e partiti in campo, da destra a sinistra. Martedì scorso, davanti a una platea di artigiani, si sono confrontati Pierantonio Zanettin (Forza Italia), Giorgio Santini (Pd), Erika Stefani (Lega Nord), Luca Canale (M5S), Sergio Berlato (Fratelli d’Italia), Niccolò Della Lucilla (Liberi e Uguali), Silvia Bravo (Noi con l’Italia – Udc), Marco De Andreis (+Europa con Emma Bonino).

Il primo tema toccato dai candidati è stato il “pacchetto” burocrazia, tasse alle imprese e semplificazione via digitalizzazione. Giorgio Santini ha difeso l’operato fin qui seguito dal governo: “Il tema è complicato, tocca più aspetti dalla sicurezza agli adempimenti ambientali. Ricordiamo la vicenda, penosa, del “sistri”: siamo riusciti a evitare complicazioni peggiori. Comunque, ora la strada è tracciata verso una forte semplificazione per la vita delle imprese. Nei prossimi tre anni vivremo una rivoluzione digitale, la strada è già tracciata verso un cambiamento epocale. Si è iniziato con la riforma Madia della Pubblica Amministrazione”. Erika Stefani ha rilevato che “c’è un problema di fondo, la tassazione è folle. E lo diciamo da anni. Si sono succeduti vari governi, non solo di centrosinistra, e purtroppo i problemi esistono ancora. In Italia sappiamo fare politica, ma non politiche. Nel senso che vanno prese delle decisioni. Ad esempio, vogliamo essere ancora leader nella manifattura? Oppure, vogliamo buttarci nel turismo? Bene, ma bisogna decidere. Le aziende venete resistono, ma perché si sono inventate modi per farlo”. Luca Canale ha citato “Thomas Jefferson, che diceva che il Paese meglio governato è quello meno governato. Da subito, col nostro programma, noi del Movimento proponiamo l’abolizione di 400 leggi inutili. Il problema è che oggi l’imprenditore artigiano viene visto come una vacca da mungere: va ripensato il rapporto fra cittadino e Stato. La digitalizzazione non basta se la normativa è troppo complessa: si finisce per eliminare solo la carta. Proponiamo una radicale ristrutturazione della legislazione italiana raggruppando il tutto in testi unici tematici”. Sergio Berlato ha ripercorso la sua esperienza di ex parlamentare europeo. “Un tempo avevo una mia impresa, ad un certo punto ho dovuto scegliere fra azienda e politica: ma so bene che noi imprenditori speriamo che le istituzioni si dimentichino di noi, perché se se ne ricordano lo fanno per “mungere”. Comunque, in Italia c’è anche un grosso problema di mancato recepimento delle normative europee, che servirebbero a semplificare le cose: lo “Small business act”, ad esempio, oltre alla direttiva che prevede l’obbligo per la Pubblica Amministrazione di pagare i fornitori entro 60 giorni, ignorata dal nostro Paese”. Silvia Bravo ha rilevato che per le imprese oggi la burocrazia comporta “costi elevatissimi. All’impresa servono consulenti ad hoc, altrimenti gli tocca perdere più tempo a controllare norme e aspetti burocratici che a fare il proprio lavoro”. Mentre Pierantonio Zanettin ha evidenziato che i passi avanti sono lentissimi: “L’esperienza quotidiana ci dice che in tutti questi anni non siamo riusciti a tagliare burocrazia. L’Italia ha tante specificità. Comunque, qualche passo avanti è stato fatto, ad esempio il processo civile telematico ha prodotto dei risultati”. Marco De Andreis non ha voluto fare promesse: “In termini di spesa pubblica noi non promettiamo nulla. Il nostro obiettivo è congelarla ai livelli del 2017. Poi, a metà legislatura, questo permetterà di tagliare Irpef e Ires, la tassazione alle imprese”.

In tema di legge elettorale Zanettin ha dato un parere “sostanzialmente positivo, non è concepibile cambiare legge elettorale ad ogni legislatura, sarebbe sbagliato”. Totalmente opposto il parere di Berlato, che ha ricordato come “sia in parlamento europeo che in Regione Veneto io sono stato eletto con le preferenze. Il cittadino ha diritto di scegliere chi preferisce: penso che questa legge elettorale sia molto peggio che una porcata”. Sulle possibili conseguenze che il meccanismo del Rosatellum potrebbe produrre, cioè la mancanza di una maggioranza capace di governare all’indomani del 4 marzo, sostanzialmente tutti i presenti hanno assicurato di preferire un ritorno alle urne rispetto ad un governo delle larghe intese. Con un distinguo importante da parte di De Andreis: “Ritorno alle urne sì, ma dopo aver fatto una nuova legge elettorale. Se no siamo da capo”.

Il Jobs Act divide i candidati in favorevoli e, con varie sfumature, contrari. A volerlo abolire completamente è Della Lucilla: “Questo Jobs act era nel programma elettorale di Berlusconi del 2001, poi è stato attuato dal Pd nel 2014: delinea chiaramente la deriva culturale del Partito Democratico. E la legge è stata, nei numeri, un fallimento totale. Ricordo che nel 2011 l’allora governatore della banca europea Trichet inviò una lettera con la “ricetta” per l’Italia, che comprendeva anche l’abolizione dell’articolo 18. Da qui si è arrivati a questa norma. Come Liberi e Uguali, siamo per l’abolizione totale del Jobs Act, anche se non siamo certo a favore di un mercato del lavoro ingessato e fermo in stile anni ’70. Serve una normativa corretta: in Inghilterra, Paese del turbocapitalismo, c’è una licenziabilità anche senza giusta causa a patto che l’azienda paghi un anno di stipendio. In Italia bastano 4 mensilità. Abbiamo superato il limite della decenza”. Per Santini viceversa è “una legge che ha dato buoni risultati. Lo dicono i numeri: in unità lavorative equivalenti in tempo orario, rispetto al 2012 oggi abbiamo un milione di posti di lavoro in più. In Veneto a gennaio c’è stato un record di 17mila nuove assunzioni. Veneto Lavoro dice che il tasso di occupazione è più alto, il 59 per cento rispetto al 56 per cento. Dal 2019 se saremo al governo inizieremo a ridurre i contributi a carico delle imprese: un punto all’anno, dal 33 per cento attuale”. Anche per Zanettin il “Jobs Act non andrà abolito, casomai modificato. Serviranno altre norme che favoriscano con la defiscalizzazione il contratto a tempo indeterminato e le assunzioni di giovani: dovremo lavorare in questa direzione, senza riproporre rigidità anacronistiche”. Per Stefani il “tema è spinoso, la legge ha provocato non pochi contrasti. Va dato atto che si sono superate barriere ideologiche, una volta l’articolo 18 era considerato intoccabile. Comunque, noi ribadiamo soprattutto l’importanza di abrogare totalmente la legge Fornero sulle pensioni. I costi saranno enormi per lo Stato: ma è una questione di giustizia sociale”. Sergio Berlato ha sottolineato che “il lavoro è una questione di dignità, e a chi lo perde a 45 anni e magari ha anche il mutuo da pagare va garantito. Comunque, il Jobs Act è stato un po’ il gioco delle tre carte: si è arrivati a esibire nei dati statistici posti di lavoro che magari erano attività fatte un solo giorno ma pagate”. Maggiormente positiva Silvia Bravo: “La norma ha portato aspetti positivi, con la decontribuzione fiscale ai neoassunti. Cercare di distruggere completamente quel che stato costruito per poi ripartire da capo e costruire di nuovo ci sembra sbagliato, sicuramente non aiuta chi è nel mondo del lavoro e ha dei piani a lungo termine”.

Sul progetto della Valdastico Nord tutti i candidati si sono detti a favore, eccetto Della Lucilla e Canale. L’aspirante parlamentare a 5 Stelle ha evidenziato che “il progetto nasce vecchio, perché prevede un innesto sull’Autobrennero che è già intasata e nella quale non è prevista la realizzazione della terza corsia. Se invece si ragiona in termini di scambi con la provincia di Trento il discorso può essere diverso, ma bisogna chiedersi se tutto questo vale l’enorme impatto ambientale nella Valdastico conseguente alla realizzazione dell’autostrada”. Per Erika Stefani il progetto è invece sicuramente positivo: “Il valore delle strade lo capiamo solo dopo anni che vengono fatte. Vale anche per questo progetto, e mi auguro venga finita quanto prima la Pedemontana”.

Nell’incontro si è toccato anche il tema dell’immigrazione. Per Berlato le politiche di accoglienza in atto sono disastrose, “in Italia ci sono stati 450mila arrivi. E’ ora di finirla e dare priorità all’aiuto ai poveri che stanno in Italia”. Della Lucilla ha ribattuto: “Contesto la ricostruzione di Berlato, degli arrivi di cui parla in Italia sono rimaste circa 120mila persone. E’ evidente che chi arriva non vuole fermarsi qui. E invito a riflettere su un altro fenomeno: l’Italia è l’unico Paese europeo dal quale emigrano sia gli immigrati che gli italiani”.

Nei giorni scorsi anche Coldiretti Vicenza ha riunito una platea di rappresentanti di tutte le forze politiche in campo per le prossime elezioni, chiedendo loro di firmare un manifesto politico con specifici principi a favore di chi lavora la terra. Tutti hanno firmato, con l’eccezione del Movimento 5 Stelle, come riporta la nota stampa dell’associazione degli agricoltori:

“In concomitanza con l’adozione della Giunta regionale del Veneto del manifesto politico di Coldiretti, nella sede provinciale di Coldiretti Vicenza si è svolto con successo un incontro con i candidati berici alle prossime elezioni politiche. Alla presenza del presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola e del direttore Roberto Palù, nonché del direttore di Coldiretti Veneto, Pietro Piccioni, l’organizzazione maggiormente rappresentativa del mondo agricolo ha incontrato i candidati dei diversi schieramenti politici. L’assise, svoltasi stamane nella sede provinciale Coldiretti di Via Zamenhof, ha visto presenti anche i presidenti di zona e di sezione dell’Associazione. Chiamati a conoscere e sottoscrivere il manifesto in cinque punti elaborato da Coldiretti, che chiede ai candidati di impegnarsi a realizzarlo nei primi 100 giorni di governo, per il Partito Democratico: Rosanna Filippin, Giorgio Santini, Daniela Sbrollini, Diego Marchioro, Alessandra Marobin e Simone Cecchetto; per Fratelli d’Italia: Sergio Berlato; per la Lega Nord: Erika Stefani; per Forza Italia: Pierantonio Zanettin; per Noi con l’Italia: Ilaria Foletto e Costantino Toniolo; per Liberi e Uguali: Davide Zoggia; per Il Popolo della famiglia: Lucio Mirco Furia e, infine, per il Movimento 5 stelle: Caterina Bedin. A sottoscrivere il manifesto politico sono stati tutti i candidati del Partito Democratico, Noi con l’Italia e Lega Nord. Unico schieramento a non aver sottoscritto il manifesto politico di Coldiretti è il Movimento 5 Stelle. “Dall’etichetta obbligatoria per tutti i prodotti alla conversione del ministero dell’agricoltura a quello “del cibo” passando per l’implementazione della semplificazione burocratica, puntando su una legge che punisca chiunque attenti alla salute dei cittadini fino al libero accesso alla banca dati dei flussi commerciali dall’estero – spiegano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – i punti sono stati considerati di interesse generale per tutta la società, quindi alla portata trasversale di tutti i candidati e partiti che stanno affrontando la campagna elettorale”. Coldiretti Vicenza augura un buon lavoro ai candidati che riusciranno a conquistare il ruolo di parlamentare, con la consapevolezza di avere un’attenzione particolare al settore primario, fondamento dell’economia italiana e veneta”.